TRIONFO


  • Cominciamo strisciando.
  • Finiamo trionfando.
  • Andiamocene rinunciando.

Qual è l'anatomia delle fasi della vita? Per primo viene uno stadio di apprendimento in cui cerchiamo di divenire abili e capaci; poi subentra una fase di verifica di noi stessi attraverso le competizioni; infine vi è il dignitoso ritiro dal campo, giacché la competizione non può durare per sempre.
La competizione è un problema alquanto spinoso. E' vero che ci induce a tirare fuori il meglio di noi stessi: coltivare un'arte senza mai usarla è come imparare una lingua straniera e non uscire mai di casa. Se la vittoria a cui pensiamo è quella intesa in senso stretto – la sconfitta degli avversari – cadiamo vittime di una pericolosa forma di egocentrismo. Ma la vittoria può essere intesa anche come superamento. Imparando a nuotare, ad esempio, vinciamo la pigrizia. Uscire vincitori da uno scontro non significa necessariamente sbaragliare un nemico, ma dare il massimo di noi stessi. Il fatto che vi siano degli avversari è del tutto secondario: la cosa principale è sapere dove stiamo noi, consolidare la nostra posizione e porci nuovi traguardi. Questo è il vero trionfo.
E, preso nella giusta dose, non esiste miglior tonico dell'anima. Un trionfo eccessivo, invece, corrode. Una volta ottenuta la nostra parte, impariamo ad abbandonare dignitosamente il campo. Raggiunto il podio, rinunciamo a gareggiare. Solo cosi potremo ricominciare, poiché questo è il segreto di chi continua a procedere attraverso le fasi della vita.

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